Tesori in fondo al mare dell’Isola d’Elba
Foto: Elba Diving Center
In posizione strategica sulle rotte del Mediterraneo e munita di ottimi approdi, l’Isola d’Elba ha sempre costituito un affollato crocevia del traffico marittimo. È ben nota infatti la leggenda secondo la quale persino gli Argonauti, alla ricerca del Vello d’Oro sbarcarono sulla spiaggia delle Ghiaie, sulla costa nord dell’Isola d’Elba.
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Numerosi sono i reperti custoditi nei musei dell’Isola che testimoniano la grande importanza dell’Elba nei traffici commerciali del Mediterraneo.
infoelba consiglia: visita il Museo Archeologico della Linguella e il Museo Civico Archeologico di Marciana.
Impossibile dimenticare il Polluce, tra Porto Azzurro e Capoliveri, il piroscafo francese dell’800 che nascondeva un tesoro tra gioielli e oggetti preziosi, monete d’oro e d’argento esposto oggi al Museo del Mare di Capoliveri.
Ma oltre ad anfore, vasi, armi e strumenti ritrovati nel mare dell’Elba, molti altri reperti sono tutt’ora sul fondo marino insieme ai relitti di antiche navi che, per le tempeste o gli assalti dei pirati, incontrarono nel mare elbano l’epilogo del loro destino.
La chiamano l’altra Elba, lo spazio di tutti e di nessuno, il luogo sommerso dal tempo, dalle onde e dalla salsedine che tutto trasforma ma quasi mai cancella definitivamente. È l’Elba dei relitti.
Un’immersione per ammirare i resti di queste imbarcazioni, sulle quali tenaci marinai sfidavano il mare con tutte le sue asperità, è sempre un’emozione fortissima.
RELITTI DI PROCCHIO
Nel fondale del mare del golfo di Procchio sono presenti due relitti di epoca romana.
Il più famoso, posto a venticinque metri di distanza dalla spiaggia di Campo all’Aia alla profondità di poco meno di due metri, è il relitto di una piccola nave oneraria romana.
Era probabilmente un’imbarcazione da trasporto costiero di piccolo cabotaggio, lunga circa 20 metri, larga circa 6 metri e alta circa 3,5 metri con albero a vela quadra.
Dal relitto, naufragato probabilmente tra il 160 e il 180 d.C., emersero una gran quantità di manufatti, integri o frammentari, appartenenti al carico o all’utensileria di bordo: una quantità di anfore di vario tipo prodotte in Gallia e in Africa, olle e piatti usati dal personale di bordo, manufatti vitrei e metallici, ceramiche e perfino i resti ossei di un piccolo cane e di un topo di stiva.
Ancor più rara e di raffinata esecuzione è una statuetta Criselefantina (di avorio e originariamente ricoperta in lamina d’oro) raffigurante Dioniso e Pan esposta al Museo Archeologico di Marciana.
Visibile fino a pochi anni fa, il relitto è ora completamente insabbiato dalla Sovrintendenza, in attesa di finanziamenti per tornare a scavare e magari tirarlo fuori dalla sabbia millenaria. Eppure, anche se invisibile, fare un bagno sopra l’antica e oscura nave è sempre una suggestione unica.
RELITTO DI PUNTA DEL NASUTO
Più impegnativo è il percorso marino per visitare i resti della nave, anch’essa romana, di punta del Nasuto, che giace a 65 metri di profondità poco lontano da Marciana Marina.
Si tratta di una nave oneraria di epoca classica (la cui datazione si colloca a cavallo del 50 a.C.) destinata al trasporto di derrate alimentari, mediante l’imbarco di dolia, grandi contenitori di terracotta a forma sferica.
Dal fondale emergono soltanto le bocche di nove dolia, ma sotto il fango c’è ancora lo scafo della nave lunga forse una trentina di metri, con tutto il suo carico.
Foto: Elba Diving Center
RELITTO DI PUNTA CERA
Il relitto di Punta Cera (in realtà il toponimo corretto è Punta Nera) giace su fondale sabbioso di 35 metri di profondità al largo della baia di Porto Azzurro, sulla costa sud-orientale dell’isola d’Elba, ed è stato largamente depredato sin dall’epoca della sua scoperta (1961).
La nave, che conteneva un carico di anfore africane IIA (alcune delle quali con bollo CPG sul collo) e Gauloise 4, è datata alla fine del III secolo.
Grazie ad un sequestro, avvenuto nel 1963 sulla spiaggia prospiciente il relitto, sono state recuperate circa 25 anfore oggi facenti parte del Deposito archeologico statale di Portoferraio.
Naturalmente sotto la superficie del mare dell’Elba si trovano molte altre navi antiche: a largo dell’Enfola, dove giace una nave etrusca naufragata probabilmente 2600 anni fa, due navi romane presso Sant’Andrea, una con un carico di anfore da vino e una nave romana del I sec. d.C., proveniente dalla Spagna, che poteva portare fino a 7000 anfore, a Chiessi.
Tuffarsi nel regno del silenzio e scoprire la storia di questi antichi relitti è un’esperienza molto suggestiva!
RELITTO DELL’ELVISCOT
Chi invece preferisce lo sguardo all’immaginazione e non disdegna relitti moderni può facilmente raggiungere il mare della costa occidentale dell’isola, dove da quasi cinquant’anni giace il relitto dell’Elviscot.
La carcassa si trova ad appena dieci metri di profondità sotto lo scoglio dell’Ogliera, facilmente visibile anche in apnea.
Visitare il relitto di Pomonte è molto affascinante. Tra le lamiere continua a filtrare la luce del sole a sua volta elaborata dal mare come un magico prisma e in quella penombra si incontrano pesci, coralli, spugne e strane creature.
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RELITTI DI SANTA CATERINA E DELLA BETTOLINA
Altri relitti di epoca recente, ma di ben più difficile osservazione a causa della profondità del fondale sono il relitto del FR70, il relitto di Santa Caterina, un mercantile affondato a causa dell’urto con una mina nel 1946 e il relitto della Bettolina, una nave da carico che trasportava cemento sulla rotta Piombino-Portoferraio affondato probabilmente a causa dello spostamento del carico e delle condizioni di mare avverso.