Sin dai tempi di Zeus, le api sono sempre state un simbolo divino: una leggenda greca racconta infatti che il Dio dell’Olimpo, sin da piccolo, era stato nutrito dalla madre con del miele dorato delle api di Creta. Una volta cresciuto, aveva poi trasformato la propria genitrice in un’ape immortale come segno di riconoscimento.
Nell’antico Egitto si credeva addirittura che le api fossero nate dalle lacrime del dio Ra, e che fossero di conseguenza uno dei più alti esempi di diligenza e obbedienza.
Anche Omero le cita nell’Iliade, sottolineando il loro aspetto esemplare: si tratta di insetti che combattono per i figli e che non abbandonano mai la loro casa, neanche di fronte alle avversità o all’assalto di ipotetici cacciatori.
Erano anche un antico simbolo del potere imperiale francese sin dai tempi dei Merovingi: la prima dinastia dei Franchi. Per Napoleone inserire questi insetti nella bandiera era un po’ come evocare una continuità con la regalità del passato.
Inoltre, secondo un’analisi del Duca di Parma, l’ape rappresentava in generale la Francia: una grande repubblica con un solo e unico capo.
Ma questi piccoli animali a strisce gialle e nere sono anche l’emblema del vivere in comunità: ci basta osservarle per capire quanto l’uomo abbia da imparare da loro, ma in particolar modo dalla loro operosità e laboriosità. Le api sono instancabili, veloci, capaci di lavorare in gruppo, di cooperare, di scambiarsi continuamente aiuti reciproci, tutto questo senza mai darsi per vinte, per il perseguimento di un unico obiettivo. Non a caso, in Francia, esse erano anche simbolo di speranza.
Ecco spiegato perché Napoleone scelse le api come simbolo della bandiera dell’Isola d’Elba, e cioè non solo per il loro valore imperiale, ma anche e soprattutto perché desideroso che gli elbani vivessero nello stesso identico modo: in una totale sinergia e – di conseguenza – in un clima di puro benessere.