La specie Embia ilvana, scoperta all’Isola d’Elba, è stata recentemente riconosciuta come endemica e descritta in uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Zootaxa: “Unexpected complexity of the Embioptera fauna of the Tuscan Archipelago, with the disambiguation of two species of Haploembia Verhoeff, 1904 and description of a new species of Embia Latreille, 1825“.
Questo studio, condotto dai ricercatori Paolo Fontana e Leonardo Forbicioni della World Biodiversity Association Onlus, ha messo in luce l’incredibile complessità della fauna di Embioptera nell’Arcipelago Toscano, una regione finora poco studiata per quanto riguarda questi piccoli insetti.
Gli Embiotteri sono un ordine di insetti poco appariscenti e generalmente poco noti, ma il loro comportamento è affascinante: vivono nello strato superficiale del terreno, sempre protetti da sassi, tronchi o manifatture umane. Le loro zampe anteriori sono modificate e vengono utilizzate per secernere una tela robusta che utilizzano per costruire tunnel di seta che servono a mantenere temperatura e umidità, dentro i quali gli individui si muovono avanti ed indietro in delle vere e proprie piccole città semi-sotterranee.
Nonostante la loro diffusione nelle aree tropicali e calde, fino a poco tempo fa si sapeva poco della loro presenza nel Mediterraneo.
Questo studio ha invece identificato nell’arcipelago toscano ben quattro specie di Embiotteri: Haploembia solieri, Haploembia tarsalis, Embia ramburi e, soprattutto, Embia ilvana, che viene ora ufficialmente riconosciuta e descritta per la prima volta.
La scoperta di Embia ilvana sull’Isola d’Elba rappresenta un importante contributo alla conoscenza di questi insetti in Italia.
Un elemento unico di questa scoperta è stato il coinvolgimento attivo della comunità locale. Tramite un sondaggio pubblico online, i cittadini hanno avuto l’opportunità di scegliere il nome per questa nuova specie endemica.
Il nome vincitore, Embia ilvana, è stato scelto in onore dell’antico nome latino dell’isola, “Ilva”. Questa iniziativa ha non solo permesso ai residenti di partecipare direttamente a un’importante scoperta scientifica, ma ha anche rafforzato il legame tra la comunità e il ricco patrimonio naturale dell’arcipelago.