I detti popolari dell'Isola d'Elba: fra storia, cultura e identità - I Love Elba!
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Detti popolari elbani, copertina

Ogni paese conserva un tesoro inestimabile legato alla tradizione locale: è sempre fondamentale sentirsi legati al posto in cui viviamo, alla terra su cui camminiamo. Questo perché la ricetta della felicità, in qualunque parte del mondo, è sentirsi a casa.

L’Isola d’Elba, con i suoi 32 mila abitanti circa, è un esempio lampante della piccola comunità che si lega quasi morbosamente alle proprie radici.

Ci siamo chiesti a lungo che cosa potesse, almeno in minima parte, aiutare i lettori a comprendere questo legame. Si potrebbe parlare per esempio delle sagre che si rifanno alle tradizioni locali: eventi imperdibili per i cittadini di una piccola società come la nostra.

Ma forse, il vero caposaldo della collettività elbana sono i detti popolari: l’importanza delle parole eccentriche con cui siamo cresciuti e che si tramandano di generazione in generazione.

Non si tratta solo di parlare la stessa lingua, ma di utilizzare espressioni che usavano in passato le nostre nonne e che – a grande sorpresa – usiamo anche noi a distanza di più di cento anni.

Il dialetto elbano è il frutto di un intreccio di lingue, culture e popolazioni diverse che hanno lasciato il loro segno nel territorio nel corso dei secoli. È una fusione di influenze corse, pisane, longobarde, siciliane e francesi.

Questo mosaico di culture diverse ha dato vita a un’identità storica distintiva, profondamente apprezzata dagli abitanti dell’isola e fondamentale per il loro senso di appartenenza all’amato scoglio, che affonda le sue radici in un’antica tradizione di minatori e pescatori.

Qui sotto vi proponiamo 10 parole, espressioni o detti tipici dell’Isola d’Elba: leggendoli, potrete vivere un po’ della tradizione isolana, con le sue peculiarità e i buffi racconti che si celano dietro a ogni frase.

1. COSTA PIU' DELL'ORZO DI PIANOSA

L’isola di Pianosa – che, come l’Elba, fa parte dell’Arcipelago Toscano – aveva un terreno poco fertile e di conseguenza non era adatta alla coltivazione di alcuni tipi di cereali. Si cercò dunque di coltivare l’orzo, un cereale che richiedeva sforzi costosi sia in termini di risorse che di manodopera, rendendolo dunque assai caro.

Da piccoli, a ognuno di noi è capitato almeno una volta di osservare con ammirazione un giocattolo esposto in vetrina e di chiedere alla mamma di comprarcelo. Lei, dopo aver osservato il prezzo, ci rispondeva prontamente:

“Costa più dell’orzo di Pianosa!”

Allora eravamo bambini ed era quasi impossibile comprendere il senso di quella bizzarra espressione. Eppure, talmente abituati a sentirla, capivamo subito cosa nostra madre volesse intendere, ovvero:

“Non te lo comprerò mai, costa troppo!”

Orzo di Pianosa

2. A CHI APPARTIENI?

Si tratta di una delle più emblematiche e affettuose espressioni elbane. Quando un anziano signore chiede a un giovane: “A chi appartieni?” non sta cercando solo di sapere di chi è figlio, ma desidera stabilire una connessione più profonda: vuole “collocare” il ragazzo in un contesto preciso, o meglio, in un albero genealogico preciso.

Immaginatevi, in una piazza, un bambino che gioca a palla. A un certo punto un anziano signore gliela passa e gli chiede: “A chi appartieni?” e lui risponde: “Sono il nipote di Piero, il pescatore”. Il signore annuisce e riconosce subito la sua famiglia, la loro storia, iniziando una conversazione ricca di aneddoti e ricordi.

A chi appartieni

3. S'AGUANTA

Alla domanda “Come va?” un elbano potrebbe rispondere con un sonoro “Ehhh, s’aguanta!”, che significa: nonostante le incombenze della vita, cerco comunque di tenere duro! 

Si tratta di un piccolo ma potente esempio della resilienza che caratterizza gli isolani.

Il termine deriva dal verbo “aguantare”, che a sua volta ha radici nello spagnolo “aguantar”, che significa sopportare, resistere.

S'aguanta

4. ABBOCCARE COME UN GHIOZZO

Il ghiozzo è un pesce comune nelle acque del Mediterraneo, caratterizzato da una quasi inesistente diffidenza: una preda molto facile da catturare, che abbocca subito all’amo.

Abboccare come un ghiozzo significa infatti cascarci in pieno, essere un credulone e farsi ingannare facilmente. Quando un amico cade vittima di un tranello, di una truffa o di uno scherzo, gli elbani affermano ridendo:

“Hai abboccato proprio come un ghiozzo!”

5. C'è Più giorni che sarsiccE

Si tratta di una maniera un po’ colorita per indicare una situazione di squilibrio: le provviste (in questo caso le salsicce) non sono sufficienti, quindi c’è una discrepanza fra ciò che è stato previsto e la realtà. In parole povere, significa che i conti non tornano.

Immaginate una grande famiglia elbana che decide di organizzare una festa di compleanno per un parente.
Al momento della torta, ci si accorge però che le fette non bastano per tutti gli invitati.
Uno dei familiari, osservando divertito e forse un po’ infastidito la situazione, potrebbe esclamare:

”Qui c’è più giorni che sarsicce!”

C'è più giorni che sarsicce

6. ARAGANASSI

Arrabbiarsi, inquietarsi, andare in collera: così lo traduce il Dizionario vernacolare elbano, realizzato dal professore Domenico Segnini. Quando vediamo un amico su di giri, in agitazione, con la fronte corrugata dall’ansia, noi elbani domandiamo: “Ma perché sei così araganato?”

Araganassi

7. CAVALLO DELL'ANCILLOTTI

Questa buffa espressione, usata per descrivere qualcuno che sembra combinare guai con una certa frequenza, ha origini che rimandano a un tempo in cui le famiglie si preoccupavano, con un pizzico di ironia, delle disavventure dei più giovani. Quando un bambino tornava a casa con le ginocchia sbucciate dopo un lungo pomeriggio al parco con gli amici, la mamma lo sgridava sempre dicendo:

“Sembri il cavallo dell’Ancillotti!”

Se vi capita di sentire questa frase, sappiate che è un modo affettuoso e un po’ burlesco per dire che qualcuno è sempre un po’ combina guai.

8. Mi par mill'anni

È un modo buffo e alternativo per dire “Non vedo l’ora”

Quando desideriamo qualcosa con ardore, il tempo pare dilatarsi all’infinito. La notte prima di partire per un viaggio che sogniamo da tempo, per esempio, sembra durare… mille anni, per l’appunto!

Ed è proprio in quell’occasione, presi da una voglia irrefrenabile che il sole sorga di nuovo, che diremo:

“Mi par mill’anni di partì!”

9. N'HAI VISTI DI MORTI CINI

(Ne hai visti di molti cinema, film)

È uno dei detti popolari più divertenti e strampalati, che per essere compreso ha bisogno di essere spiegato nel dettaglio.

Il Cinema Astra era un luogo molto popolare a Portoferraio, frequentato da molti abitanti dell’isola. Il factotum del cinema, ovvero l’uomo di fiducia del proprietario, era un certo Tista, ben conosciuto per la sua lunga permanenza e per il suo lavoro.

Un giorno, durante una visita militare, suo figlio Dimitri affermò di essere “il figlio di Tista”. Da subito notò la faccia dubbiosa degli ufficiali, che non riconobbero il nome. Alchè pronunciò la celebre espressione elbana:
“N’hai visti di morti cini”, che stava a significare: “Hai visto davvero pochi film se non sai chi è mio padre!”

Questo detto può essere usato per indicare una persona che ha scarsa familiarità o esperienza con qualcosa di molto comune o conosciuto in un certo ambito, insomma, un modo per sottolineare la sua mancanza di competenza.

N'hai visti di morti di cini

10. SI' PROPRIO UN TRASTO!

L’espressione è tipica di Pomonte e delle zone circostanti. Il “trasto” era un’asse di legno utilizzata come passerella: essa veniva usata dai caricatori di granito che salivano a bordo delle navi con il carico sulle spalle. Quando qualcuno cadeva in mare durante questo processo, si usava questa frase per commentare l’accaduto.

Ad oggi viene utilizzata sostanzialmente per prendere in giro qualcuno. Quando un’amico fa un’osservazione stupida, per esempio, si potrebbe rispondere con:

“Si’ (sei) proprio un trasto!”

Si proprio un trasto

Navigare fra i detti popolari dell’Isola d’Elba è come scoprire piccoli tesori nascosti fra le acque del nostro mare.

Concludendo questo viaggio linguistico, speriamo che ora abbiate un po’ più chiaro il perché gli elbani si sentano così radicati nelle loro origini e come ogni parola sia un ponte fra il passato e il presente.

Avete qualche altro detto popolare elbano in mente? Scrivetecelo! 🙂