Il fico d’India, o cactus opuntia, cresce spontaneamente lungo le coste dell’Isola d’Elba, a meno di 300 metri di altitudine: star assoluta della flora locale che cresce con noncuranza sotto il sole caldo del Mediterraneo. Questa pianta, descritta da Giulio Pullè nel 1879, non è solo una vista comune lungo le coste elbane, ma anche una risorsa che nasconde storia e usi molto antichi.
Originariamente coltivato dalle popolazioni del Centro America, era considerato sacro dagli Aztechi e veniva commerciato già ai loro tempi. I primi scambi commerciali sono documentati nel Codice Mendoza, che raffigura la pianta e il suo pregiato colorante naturale, il carminio, estratto dai frutti.
Arrivato in Europa dopo la scoperta dell’America, si diffuse rapidamente grazie agli uccelli che contribuivano alla dispersione dei semi attraverso il consumo dei frutti, e agli esseri umani che trasportavano le piante sulle navi per utilizzarle contro lo scorbuto.
La pianta ha foglie carnose, le pale, che all’Isola d’Elba sono comunemente note come pitte: esse si sovrappongono formando un albero senza tronco né rami, e sono dotate di spine che impediscono il contatto diretto con la pianta. È nota per i suoi vivaci fiori gialli e i frutti ovali che crescono sulla cima delle foglie, protetti da spine.
Le due varietà di fico d’India si distinguono per le dimensioni ed il colore dei frutti:
l’opuntia ficus produce grandi frutti commestibili di un bel colore dorato, che maturano fino a diventare rosso-porpora;
l’opuntia amyclaea, invece, ha pale più piccole e frutti spinosi, non destinati al consumo diretto ma utilizzati per formare siepi (ruolo di supporto)
Alla fine dell’inverno, iniziano a formarsi sui rami i frutti, noti come fichi, che maturano completamente durante l’estate fino ai primi di settembre. I fichi sono di forma cilindrica e hanno una buccia verde tenue, anch’essi punteggiati da spine più piccole rispetto alle foglie. In primavera, la pianta produce fiori di colore giallo intenso, che sono ricercati da numerosi insetti per il loro nettare.
RACCOLTA DI FICHI D'INDIA: INDICAZIONI FONDAMENTALI
Qual è il periodo ideale per la raccolta di fichi d’India all’Isola d’Elba? Il periodo più indicato è la fine di agosto.
Che cosa serve? Poiché i fichi sono pieni di spine, la raccolta richiede l’uso di guanti robusti da giardinaggio, altrimenti si rischia di pungersi!
Cosa fare? Una volta raccolti, i fichi devono essere privati delle spine, un processo che varia a seconda delle tradizioni locali: ad esempio, alcuni usano la sabbia o dei panni di lana per aiutare a rimuovere le spine prima di procedere alla preparazione.
USI TRADIZIONALI
Uno degli utilizzi principali del Fico d’India è nella preparazione della marmellata.
Per fare la marmellata, i fichi vengono frantumati e poi cotti fino a formare una poltiglia densa, dalla quale vengono separati gli acini tramite un setaccio. Questa polpa viene poi riportata a ebollizione con zucchero e scorza di limone, fino a ottenere la consistenza desiderata per la marmellata.
UNA GRANDE FONTE DI REDDITO
L’Italia è diventata uno dei principali produttori mondiali di fico d’India, grazie alle sue condizioni climatiche favorevoli e alla crescente domanda di questo frutto.
Tuttavia, la natura invasiva di questa specie (capace di sostituire la flora locale e trasformare il paesaggio naturale) ha allarmato diverse regioni italiane. In particolare, in Toscana è stata emanata una legge regionale che vieta espressamente il suo utilizzo per progetti di ingegneria naturalistica, come il rinverdimento, la riforestazione e il consolidamento dei terreni.
Nonostante la sua abbondanza sull’Isola d’Elba, il potenziale economico del fico d’India non è stato minimamente sfruttato.
La raccolta e la commercializzazione dei frutti potrebbero non solo rappresentare una fonte di reddito per gli abitanti locali, ma anche creare opportunità di lavoro per tutto l’anno, valorizzando al contempo il ricco patrimonio naturale dell’isola.
Il fico d’India dell’Elba non è solo un simbolo della sua biodiversità, ma anche una risorsa che, se gestita in modo sostenibile, potrebbe contribuire significativamente all’economia locale, mantenendo nel contempo l’equilibrio ecologico dell’isola.
...un'ultima curiosità
Sapevi che questa pianta, oltre alla sua bellezza e al gustoso sapore dei suoi frutti, è anche un elisir anti age?
Eh già, il fico d’India offre anche una personale cura di bellezza moderna: l’olio estratto dai suoi semi è diventato il nuovo elisir anti age, un regalo di madre natura che ha la capacità di rendere la pelle più distesa.
Durante l’inverno, in assenza di mare, possiamo usare il fico d’India come elisir di bellezza.
I cladodi venivano un tempo usati per scopi medicinali, come antinfiammatorio e cicatrizzante per le ferite, e l’olio estratto dai semi è oggi rinomato per i suoi effetti anti-age sulla pelle.