Cosa fare in caso di puntura di riccio di mare o tracina
Finalmente è estate, tempo di vacanze, sole, mare e sabbia. Tutti in spiaggia!
Ma attenzione, al mare è bene prestare attenzione non solo agli urticanti tentacoli delle meduse, ma anche ad altri piccoli animali con cui un contatto troppo ravvicinato può rivelarsi loro malgrado spiacevole. Vediamo come rimediare ai possibili incontri dolorosi!
Puntura di riccio di mare
I ricci solitamente vivono su fondali rocciosi poco profondi, in nicchie riparate scavate negli scogli.
Per prevenire le punture da riccio di mare quando si cammina sulla spiaggia o sugli scogli e quando si entra in acqua per concedersi un piacevole bagno può essere utile calzare scarpe di gomma.
Se si calpestano, i loro aculei che sono fragili possono spezzarsi e rimanere conficcati nella pelle causando bruciore e dolore anche intensi. In questi casi, dopo aver disinfettato la zona interessata, è necessario provvedere ad estrarre le spine dalla cute con l’ausilio di una pinzetta o con un ago sterile. Nel tentativo di rimuoverle attenzione a non rompere l’aculeo dentro la ferita perché ciò renderebbe più difficoltosa la sua rimozione.
Se non ci si riesce è possibile provare a bagnarla con garze imbevute di acqua e aceto che scioglie i residui di spina. Oppure si consiglia di applicare un impacco di pomata di ittiolo, che ne favorisce l’espulsione. Comunque, se non vengono espulse, possono essere disgregate e assorbite dai tessuti stessi.
La lesione di solito guarisce rapidamente ma nel caso in cui subentri un’infezione è necessario ricorrere ad una terapia antibiotica.
Puntura di tracina
La tracina è un pesce dal corpo allungato che vive nascosta e mimetizzata nei fondali sabbiosi e fangosi lasciando visibile solo la testa e la prima pinna dorsale. Quando la tracina percepisce un pericolo la pinna e le sue spine vengono erette in posizione verticale pronte a pungere il potenziale aggressore e a iniettare il veleno, responsabile del dolore estremamente intenso che colpisce la parte interessata. Il dolore generalmente raggiunge il culmine in 45 minuti e poi diventa meno intenso, ma in alcuni casi è molto forte anche per 24 ore e si accompagna a formicolii e a disturbi della sensibilità della cute vicina alla zona colpita.
Anche in questo caso per prevenire spiacevoli incidenti può essere utile indossare delle scarpe di gomme.
La parte colpita appare rossa e tumefatta e talvolta possono verificarsi sintomi quali tachicardia, difficoltà di respirazione, nausea, difficoltà di movimento dell’arto colpito. Se si viene punti, occorre far uscire al più presto il veleno iniettato, spremendo la zona della puntura e disinfettandola, e controllare l’assenza di frammenti di aculei sotto la pelle.
Il veleno dalla tracina è termolabile per cui immergendo tempestivamente la parte colpita in acqua molto calda (tra i 37° e i 40°) per almeno 30 minuti si provvede a disattivare la tossina. Stare a riposo e all’ombra e, se non c’è nausea, bere acqua non fredda a piccoli sorsi (2 litri in 24 ore, specie in estate).
Tra i trattamenti farmacologici, il medico può ritenere necessaria la somministrazione di analgesici, antinfiammatori, cortisonici topici e la profilassi antitetanica.
Nel caso in cui dovessero subentrare delle complicazioni, come una reazione allergica, con vomito o diarrea o se i sintomi peggiorano, andare subito al pronto soccorso.
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